LA LEISHMANIOSI DEL CANE

 

La leishmaniosi è una malattia da tempo conosciuta, ma che con nuova attenzione è ora presa in considerazione, dopo che recenti indagini epidemiologiche hanno individuato focolai di notevole ampiezza e stabilità.

La leishmaniosi nel cane è una grave infezione causata da protozoi, in cioè microrganismi parassiti endocellulari, che sono trasmessi per mezzo di punture d'insetti ematofagi, i flebotomi, in altre parole i moscerini chiamati pappataci. Ha un'evoluzione generalmente lenta, che associa lesioni viscerali a lesioni cutanee. I parassiti infettano vari organi e tessuti, cioè il fegato, i linfonodi, la milza, il midollo osseo, e conducono progressivamente alla morte gli animali colpiti.

Nelle aree endemiche, cioè dove la malattia è presente, essa evolve sia in ambiente urbano sia rurale; sono molto esposti i cani che vivono all'aperto, come i cani da caccia, da guardia e quelli ospitati nei canili.

La purtroppo meritata attenzione con cui questa malattia deve essere considerata oltre che per la salute del cane, è per il fatto che essa può colpire, (anche se molto raramente) l'uomo, nel quale può avere un'evoluzione subdola, specialmente nei bambini e negli anziani, con esito spesso fatale.

Anche se non esiste la possibilità di trasmissione diretta della malattia da un soggetto infetto (cane o uomo) ad uno sano, ed il ruolo dei focolai di leishmaniosi canina come "serbatoi" per la leishmaniosi umana è ancora da valutare con esattezza, è evidente la necessità di considerare questa problematica nell'ambito della sanità pubblica.

Il quadro è ulteriormente complicato in quanto la diagnosi di certezza della malattia nel cane richiede esami di laboratorio particolari, eseguiti negli Istituti Zooprofilattici; non esistono vaccini, ed in caso di malattia l'approccio terapeutico è complesso, poiché i farmaci utilizzabili hanno spesso effetti tossici sull'organismo. E' necessario quindi tenere costantemente sotto controllo il cane e soprattutto valutare caso per caso le scelte terapeutiche. Spesso si arriva ad una guarigione clinica, ma purtroppo le ricadute a distanza variabile di tempo rappresentano la norma, mentre le guarigioni definitive costituiscono un evento raro.

In conclusione, emerge la necessità di una collaborazione tra i proprietari di cani ed i veterinari perché, insieme al servizio di sanità pubblica, si possa affrontare in maniera coordinata il "problema leishmania" con un corretto piano di profilassi sanitaria sia preventiva sia limitativa della malattia.

 

Che fare per contrastare la leishmaniosi?

 

Programmare cicli di disinfestazione dal pappatacio, evitare allarmismi e ingiuste cacce alle streghe contro cani, gatti, cinghiali, etc.; fornire corrette informazioni ai cittadini, come già sta facendo l’ENPA con i proprietari di cani, affinché possano ridurre il pericolo di contagio; avviare campagne di tatuaggio della popolazione canina e di lotta al randagismo. Iniziative che spesso sono considerate spreco di tempo e denaro ma che, se perseguite possono risultare oltre indice di civiltà e sensibilità, anche un risparmio economico.